Evanthìa e Falce Rossa

Richieste e Contatti – Giugno XII anno Regno di Linnea, Sybilland, dalla Trama “Le Gocce di Thaia”

Autori: Falce Rossa e Evanathìa

 

*Falce Rossa…*

Una voce di donna mi risuonò nella mente, mentre riflettevo su come poter migliorare alcuni sortilegi volti a rafforzare i viventi con l’uso dei poteri della Terra Infera.
Le mie riflessioni cessarono, lasciando spazio al semplice dubbio.
*Falce Rossa, lascia la corrente dei tuoi pensieri e ascoltami*.
*Chi sei?* – i contatti telepatici non erano cosa di tutti i giorni, anzi, e non ricordavo di aver mai udito quel timbro di voce.
*Mi troverai nel bosco a est di dove ti trovi ora… sentirai la mia presenza e non avrai difficoltà a rintracciarmi, sarà il bosco stesso a guidarti da me. Ma devi venire da solo.*
*Un ottimo invito per un’imboscata, direi. Potresti essere Akethis in persona, o qualche altro figuro poco raccomandabile* – replicai ironicamente.
La voce nella testa del lich emanò una leggera risata.
*Dovrai pur correre qualche rischio, hai iniziato lasciando il sottosuolo e provando ancora una volta a camminare tra i mortali, perché non farlo di nuovo…*
 
Evanthìa aveva assistito silenziosa al rapido susseguirsi di eventi che presto avrebbero portato ad un profondo mutamento negli equilibri della Valle, ma ora era giunto il momento per lei di entrare in gioco, non avrebbe di certo mutato lo squilibrio che si stava manifestando in quel momento tra le forze del Bene e quelle del Male, ma avrebbe fatto in modo di lasciare ad una delle due parti, quella che ora sembrava più debole, la possibilità di riconoscere il volto di almeno uno dei propri nemici… per il resto toccava a loro!
 
*Oltretutto se fossi davvero Akethis ti chiamerei a me solo se completamente sicuro di poterti assoggettare al mio volere, altrimenti nemmeno mi abbasserei a parlare con te, se ti reputassi un pericolo ti ucciderei semplicemente, per quanto tu non sia un mortale, agl’occhi di un Dio come Akethis resti comunque una goccia nel mare.*
La voce della donna si fece più forte e più profonda.
*Eppure una tempesta capace di distruggere intere città è formata da semplici gocce, la questione a questo punto è quanto una goccia come te sia disposta a rischiare e ad incontrare una voce sconosciuta, senza sapere cosa ne ricaverà.*

*Sei molto saggia, voce sconosciuta, ma la tua è la saggezza di chi può condurre il gioco senza temere nulla: sai chi sono, evidentemente, e immagino che tu abbia valutato bene la mia natura e le mie doti. Di te so solo che hai una bella voce e che sei dotata di potere, ma immagino che dovrò gettare i dadi sul tavolo della sorte per venire a capo di questa faccenda*.

Come sin troppo spesso capitava, ero molto curioso di sapere cosa ci fosse dietro questa storia. Ed essere troppo curiosi poteva fare male, come avevo già scoperto a mie spese. Eppure …

*E sia, verrò da te, ma non prima di aver dato notizia ai miei figli di dove andrò. E di aver preso qualche … cautela prima dell’incontro. Gli appuntamenti al buio possono sorprendere in molti modi*- chiusi la frase con una secca risata.

La notte scendeva sulle pianure di Sybilland e le stelle tornavano a brillare sulla testa dei mortali. 
Falce Rossa aveva fatto la sua scelta, e si preparava a conoscere un’essenza antica. La Fonte dei Sogni dal canto suo aveva fatto anche lei una scelta, ed anche la sua poteva apparire rischiosa, aveva ancora molte domande da porre a quella creatura che si allontanava da tutto ciò che era “naturale”, ma benché l’essenza del non morto apparisse inaccettabile, il lich aveva delle doti che Evanthìa non poteva ignorare, era curioso ma prudente, e non essendo più umano non era facile da ammaliare…

“Sono stato contattato mentalmente da un’entità che mi ha chiesto di raggiungerla in quel bosco, da solo”.
“E davvero pensi di andarci? Hai idea di cosa sia quell’entità?”
“Te lo ricordi com’è andata nella Torre Nera, a Dygray?”
Grypen e Acciaio andarono subito al sodo, e parlarono a ragion veduta. Nessuno di loro dubitò delle mie parole: sapevano bene chi io fossi.
“Vedrò di garantirmi un ritorno agevole”. E recitai un lungo e complicato incantesimo di richiamo che, in caso di problemi, avrebbe dovuto teletrasportarmi lì. Salvo guai troppo grossi, ovviamente, ma non era il caso di preoccuparsi troppo: un emissario del Bene avrebbe seguito una strada diversa e uno del Male avrebbe come minimo cercato di corrompermi con qualche ghiotta esca.
E così, dopo aver salutato i miei scettici figli, mi incamminai verso il bosco. L’aria profumava di Vita, e avanzando potevo percepire un’energia alquanto sgradevole per me.
Un potere druidico, forse, o comunque qualcosa di opposto alla non morte.
*Immagino che colei che mi aspetta proverà un analogo dispiacere*.
Entrai in uno stretto sentiero, cercando di ignorare il fastidio che quella spiacevole sensazione mi dava.

Sembrava che l’intero bosco stesse urlando per il dolore ed il disgusto, mentre il lich muoveva i suoi lenti passi in esso. Una creatura come lui era tutto ciò che la Natura, la Grande Madre, ripudiava, infondo non era molto diverso dai Rinnegati che fino a pochi giorni prima avevano invaso e attaccato l’intera contea. Ma Evanthìa non era una servitrice della Grande Madre, e non era obbligata a sottostare alla sua volontà, benché fino a quel momento il volere della Fonte dei Sogni era sempre combaciato con quello della Natura.
Quando Falce Rossa raggiunse la piccola radura al cui centro dominava l’antica quercia e la cristallina pozza ai suoi piedi, l’acqua all’interno di quest’ultima si mosse leggermente e prese le sembianze di una figura femminile.
“Benvenuto, colui che tenta di ingannare la morte, il mio nome è Evanthìa, e sono colei che veglia su queste terre. Hai voglia di parlare un po’ con me? Ci sono scelte delle creature mortali che non riesco ancora a comprendere, e benché tu stia cercando di non essere più un mortale, un tempo lo sei stato, ed io vorrei porti alcune domande… Naturalmente sarò lieta di rispondere alle tue di domande, se ne avrai…”

Avanzare in quel bosco fu oltremodo penoso: se ai bordi di esso avevo provato disgusto e disagio, man mano che mi addentravo al suo interno mi sentivo sempre più oppresso da una sensazione di caldo viscidume e di dolore ai miei sensi: era tutto troppo colorato, troppo vibrante di energia ostile, troppo… vivo.
E in una radura trovai una fonte, e colei che mi aveva parlato. Irradiava Vita, ovviamente, e avevo ottime ragioni per credere che il disagio e il fastidio che provavo fossero pienamente ricambiati.

“Ti saluto, Evanthìa. Io sono Falce Rossa, lich ora al servizio della corte di Syrenton. In verità sono già riuscito a ingannare la morte, il che è ben diverso dall’essermi assicurato un’esistenza eterna: anche gli dèi possono essere uccisi, e ho il sospetto che la Morte stessa potrebbe non avere la garanzia di esistere per sempre.”- feci una pausa.
“Ho conosciuto un’altra persona che dal sottosuolo veglia su queste terre, il Re Nessuno, ed è un non morto come me. Immagino che tu sia una figlia della Natura o del Popolo Fatato… o di quale altra forza? Come proteggi queste terre? Immagino che tu sappia del problema dei Draghi ridestati, e di quel che si rischia se questi riuscissero a liberarsi completamente…”.
“Ma soprattutto, perché hai scelto me per questa conversazione? Non mancano i mortali veri, e dotati di rango e potere, che sarebbero ben lieti di essere qui al posto mio, e per quanto io ami molto conversare con entità figlie di poteri differenti da quello che mi sostiene, mi rendo conto di essere ben poco affine alla natura tua e di questo luogo”.

Ogni volta che la donna rideva, le fronde della quercia sembravano scuotersi leggermente, ed anche l’acqua della pozza incresparsi.
“Io non sono una figlia della Natura, benché la Natura stessa abbia deciso di difendermi e di rimanermi accanto, e le sarò sempre grata per questo, né sono una Fairy… potremmo dire che io sono un’Osservatrice… percorro il tempo e la storia e accompagno l’Esistenza nel suo percorso… E hai perfettamente ragione, nulla è eterno, ho visto il giorno in cui tutta l’Esistenza avrà fine, il giorno in cui verrà messo un punto alla vita di ogni creatura; ma nonostante il mio occhio non possa arrivare oltre quel giorno, non vuol dire che dopo non ci sia una nuova nascita. Ma è inutile parlare ora di quel momento, è ancora molto lontano, troppe Ere dovranno ancora susseguirsi prima che ciò avvenga, sarà meglio preoccuparsi prima di ciò che è adesso…”
La figura composta d’acqua si avvicinò alla riva e al lich che era fermo davanti ad essa.
“Io proteggo l’Equilibrio, la naturale stabilità tra la Luce e le Ombre, tra l’Ordine e il Caos… tra la Vita e la Morte… lo stesso equilibrio che tu tenti di spezzare nel tuo essere; non sempre però questa omeostasi può rimanere intatta. Presto gli equilibri si invertiranno, ma questo non vuol dire che tutto è perduto per voi.”
La figura si protese ancora verso Falce Rossa, con le movenze di una ragazzina curiosa.
“È vero, ho scelto di parlare con te e non con un comune mortale. Il tuo interesse, la tua astuzia, la tua fermezza di spirito mi hanno spinta a questa scelta, una creatura molto meno soggetta degli umani alle influenze psioniche, ma molto più passionale e curiosa rispetto ai distaccati elfi… Ora, però, è il mio turno, se permetti farò io qualche domanda. I mortali non si fidano di te, della tua scelta, dei tuoi poteri, già una volta nella vita sei stato discriminato dagli abitanti della Valle, perché allora ora hai scelto di tornare in superficie, di condividere ancora qualcosa con loro? Perché questa fiducia in essi?”

“Non tutti i mortali sono così diffidenti verso di me, Evanthìa: a Syrenton sono stato bene accolto dalla popolazione e dalle personalità importanti del luogo, così come al di fuori di essa ho potuto precedentemente stringere legami di amicizia con alcuni viventi. Certo, potrei crearmi una dimora in qualche luogo isolato della Valle, magari nei pressi di qualche necropoli dimenticata così da dotarmi di una numerosa compagnia, ma non sarebbe la scelta più saggia per me. Coesistere con i vivi mi ha rafforzato la mente, mantenendola sana, e mi ha dato la possibilità di apprendere nuove competenze, magiche e non: a seppellirmi in qualche rifugio sotterraneo, con la sola compagnia di servitori non morti e dei miei figli, non avrei appreso nulla e la mia visione del mondo e degli altri si sarebbe fatta più… insana. Inoltre, nessun luogo può restare nascosto per sempre e prima o poi qualche cavaliere o arcanista in cerca di gloria e oro verrebbe a darmi la caccia: ucciderlo servirebbe solo ad attirarne altri più forti, oltre a confermare l’immancabile fama di “diabolico mostro non morto” che la mia sola vista suggerisce.

“Per quel che riguarda la mia fiducia verso i viventi, essa in realtà si applica a pochi al di fuori di Syrenton. Molto semplicemente, la Valle dei Sogni corre un grave pericolo e in questi casi non si è troppo schizzinosi riguardo alla natura dell’aiuto offerto. Dal mio punto di vista, questa potrebbe essere l’occasione per essere pienamente accettato, e magari ritagliarmi un territorio da gestire nel nome della Corona: i tempi cambiano, e ciò che un tempo era incredibile nel prossimo futuro potrebbe diventare realtà. Ma è indubbiamente troppo presto per pensare a onori e ricompense: prima occorre mettere fine alla minaccia dei Draghi. Se davvero tutto andrà bene, spero di avere prospettive più rosee, e in caso contrario” – feci una pausa – “saranno tempi di guerra e dolore, per tutti.”

Mi avvicinai alla figura d’acqua, giungendo a pochissima distanza da lei: quasi i nostri corpi si toccavano, e le nostre aure magiche stridevano leggermente al solo contatto.
“Ma perché pensi che io intenda spezzare l’equilibrio nel mio essere? Io esisto in quanto non morto, e non sono una parodia di vivente o una strana aberrazione come i seguaci della Natura pensano: non sono più il mago vivente che fui e la mia condizione attuale è in perfetto equilibrio, per quanto mi riguarda. Certo, molti sapienti e religiosi parlano di Equilibrio e tra le cose assolutamente negative mettono i non morti, ma non pensano mai che la Natura che tanto venerano è dinamica: tutto cambia e si evolve, e non rimane chiuso nel sistema perfetto di pesi e contrappesi che tanto amano.
Analogamente, la Terra Infera e le sue creature sono uno degli elementi in gioco, di dignità pari alle altre forme di magia. E del resto, a volte i non morti si formano spontaneamente, senza intervento di magie esterne, e fino a quando esisteranno vivi, ci saranno sempre dei non morti a calcare la terra”.

“Io un tempo ero un mago umano, vivente. Tu sei così dalla tua nascita, oppure un tempo eri anche tu un essere mortale che ha potuto andare oltre alla sua condizione?”

La forma acquea di Evanthìa rimase a contatto con la figura del lich, benché le loro auree si contrapponessero.
“Io esisto da sempre, non sono né nata né sono stata generata, semplicemente esisto… Ma hai ragione, un tempo ho assunto forma umana per poter camminare tra i mortali, la mente umana però è troppo fragile e non ha retto la natura del mio essere, così sono stata costretta a mutare la mia forma per poter rimanere ad osservare la vita. Ma a nessuno è concesso di rimanere in questo mondo per sempre, presto o tardi anche io dovrò lasciare questa forma di esistenza… La Natura concede a chiunque solo un tempo limitato da trascorrere sul mondo… tu l’hai ingannata, rimanendo più del dovuto, puoi biasimarla se essa ti respinge?!”
La sagoma di donna si allontanò da Falce Rossa e tornò al centro del piccolo stagno. “Per quel che riguarda i mortali, coloro che tu chiami sapienti e religiosi, diffidano della tua natura perché è stata costruita da te, perché tu hai scelto di piegarla al tuo volere, mentre loro si sono piegati al volere delle divinità… Quale sia la scelta giusta, non si può sapere, entrambi avrete una strada lunga e difficile da percorrere a causa delle vostre decisioni. Ma se l’ambizione che hai verso questa vita, è ritagliarti un territorio da gestire, un luogo da governare, perché non hai scelto di difendere il Caos? Perché non ti sei alleato con il Male? Il potere che si può ottenere dai servi del Peccato è molto più grande ed immediato rispetto a ciò che potrai mai ottenere dall’Ordine.”
Nella voce della Fonte dei Sogni non vi era giudizio o sospetto, semplicemente chiedeva a quella creatura che intendeva conoscere il perché avesse fatto la scelta più complicata.

Evanthìa tornò al centro della polla d’acqua da cui era sorta: ammiravo la sua compostezza e la sua serenità interiore.
“No, non posso biasimare la Natura se mi respinge. E non tornerei indietro sui miei passi: questa mia via ha gioie e dolori, ed è tutt’altro che facile, ma è la mia, e l’ho tracciata senza chinare il capo davanti ad alcun padrone. Quanto a consigliarla, sono molto prudente in merito perché la Terra Infera è molto pericolosa per chi non la sa padroneggiare bene e il mondo non ha bisogno di nuovi flagelli in cerca di vittime. E quanto al futuro, non so nemmeno se rimarrò un non morto per sempre… chi può dire quali siano i limiti della magia?” – Nel concludere la frase avrei sorriso, se solo avessi potuto farlo.
“Per quel che riguarda la tua domanda, sappi che avere un mio dominio è solo una delle cose che mi interessano, e non è una cosa che voglio a tutti costi. Allearmi al Male, io? E per cosa? Per il gusto di vedere persone inermi soffrire sotto il mio dispotismo? Quale sarebbe il senso di una tale miseria? Sono diventato come mi vedi nel nome dell’odio e della vendetta, ma col tempo ho superato entrambi.” – feci una pausa, raccogliendo i pensieri e cercando con cura le parole per quel che volevo dire.
“Se mai sarò signore di una terra, sarò un sovrano e non un despota, e se non lo sarò mai non avrà poi tanta importanza: quel che mi preme davvero è accrescere la mia conoscenza arcana e migliorarmi nello spirito e nel corpo, e questo non può certo essermi dato dalla corte dei Seleidi e men che mano da patti con entità maligne. Il Male rende schiavi, e io farò di tutto per non essere né schiavo né oppressore di altri”.

Dopo che il lich ebbe finito di parlare Evanthìa non rispose, il silenzio della Fonte dei Sogni portò anche ad un’innaturale immobilità dell’acqua e delle fronde della quercia… Solo pochi attimi, che, però, sembrarono attraversare tutte le Ere del mondo. Alla fine l’acqua tornò ad incresparsi leggermente e quella figura, solo accennata, tornò a muoversi: “Ora so perché ho fatto questa scelta, ora so perché è la scelta giusta. Falce Rossa, non ti ho chiamato qui per offrirti qualcosa, ma per chiederti di fare qualcosa… Come ti dicevo presto gli equilibri si invertiranno, il Male prenderà il sopravvento, l’unica vostra speranza è scovare l’immortale che ha causato tutto ciò. Il servitore del Caos si cela tra i viventi e non sarà facile individuarlo, è per questo che la tua curiosità, la tua resistenza alla magia della mente, i tuoi poteri, saranno di grande aiuto agli umani…”
L’essenza della Fonte dei Sogni tornò a chinarsi verso il Non Morto. “Non sarà facile, ma l’unica speranza che avete per riconquistare la pace inizierà con lo scovare quella creatura… Non posso darti un’arma efficace per trovarla, ma posso offrirti una tenue possibilità.”
Dall’acqua emerse una piccola ampolla con all’interno qualche goccia delle ‘lacrime di Evanthìa’… “Solo poche gocce sono in grado di annebbiare la mente di un qualsiasi mortale, il servitore del Caos sarà immune a tale sostanza… Purtroppo hai pochi tentativi, è sufficiente per stordire momentaneamente solo tre creature, cerca di essere sicuro che sia davvero la tua preda prima di fargliela bere, naturalmente ti accorgerai che è chi cerchi se non rimarrà mentalmente annientato dalle mie lacrime, se rimarrà lucido e cosciente. Non è molto, ma ricorda di non riferire a nessuno di questa possibilità, il Servitore del Caos non può sentire ciò che viene detto in questa radura, ma fuori da qui quella creatura ha occhi e orecchie ovunque, non parlerai di queste gocce né della tua ricerca nemmeno ai tuoi figli, altrimenti la tua preda lo saprà.” Evanthìa sorrise ancora, “Se comunque lo schiavo del Caos scoprirà il tuo trucco e troverà il modo per ingannarti avrai ugualmente una piccola arma contro qualcuno dei tanti nemici che sarete costretti ad affrontare.”
La luna nel cielo sembrò brillare più intensamente per illuminare i contorni cristallini della donna. “Non sei obbligato ad accettare la mia richiesta, ma se lo farai potrai chiedere tu qualcosa a me, qualcosa che desideri e che io posso offrirti…”

“Accetto la tua richiesta, Evanthìa, e cercherò il Servitore del Caos. Non voglio ricompense, non ora: una volta compiuta questa missione, ci rivedremo e avremo modo di parlare di questa e di altre cose. Manterrò questo incarico rinchiuso nella mia mente e giocherò la mia partita contro questo nemico ignoto.”
Allungai la mano per prendere l’ampolla, che misi al sicuro in una tasca dell’abito che indossavo. La luna rendeva Evanthìa splendente come una gemma ed esaltava il colore bianco delle mie ossa: mi sentivo pienamente in pace, anche se avevo appena scelto di affrontare un avversario abile e di grande potere. Ero lì per quello, dopotutto, e per mia sola scelta.
“Resta viva. O ritorna, perlomeno. Dicono tanto di noi non morti, ma anche voi figli della Natura siete molto coriacei e refrattari al riposo nella tomba, quando grandi sono le responsabilità che dovete affrontare.” – e presi la mano di Evanthìa, toccando la sua forma d’acqua pura.

Le ossa di Falce Rossa incontrarono l’acqua della mano di Evanthìa, le due auree opposte si respinsero per un momento, poi la volontà dei due immortali, più forte del mana magico, permise che la mano del lich si immergesse nel cristallino liquido. Quando il contatto avvenne le dita scheletriche di Falce mutarono improvvisamente, venendo riavvolte da una dimenticata carne umana… La voce di donna sorrise ancora.
“Rimanere viva… In alcuni casi, però, la morte è l’unica strada… Ma non vuol dire che dopo di essa vi sia solo il silenzio…” La figura lasciò la mano del lich e le dita tornarono bianche ossa.
“Una volta compiuta la missione, il reggente di queste terre, Lord Rupert, ti fregerà delle insegne di Sybilland per ricompensa… Eppure prima che tutto sia finito, io vorrei lasciarti qualcosa di mio, forse solo un’illusione, ma la vita non è questo? Non è tutta un’illusione in attesa di qualcos’altro?”
La sagoma d’acqua girò su se stessa come in una danza e una pioggia di gocce raggiunse il lich, ridando alle fredde ossa il calore della carne, trasformando l’intera figura del Non Morto in quella di un umano.
“Molti umani hanno bisogno di piccole certezze per sentirsi al sicuro, molti si fidano più dei loro occhi che dei loro cuori, questo aspetto potrà aiutarti a muoverti tra gli abitanti della Valle dei Sogni, ciò naturalmente non cambierà però cosa hai scelto di essere.”

Quando la mia mano entrò nel corpo liquido di Evanthìa vidi la carne ricrescere sopra di essa e, dolcemente, i miei sensi si fecero di nuovo uguali a quelli dei viventi.
E il tutto fu delicato, come togliere piano il velo dal viso di una sposa. Ben altro avevo provato dentro la Torre Nera e, in tempi recentissimi, nell’isola maledetta sotto le Grotte di Teràs.
Durò pochi istanti, prima che io tornassi alla normalità nel fisico e nei sensi mentre una pioggia di gocce d’acqua, accompagnata dal potere della Fonte, ricadeva su di me.

“Diventare cavaliere a Sybilland significherebbe lasciare Syrenton, e questo mi dispiacerebbe molto. Anche se… sì, anche se lo farei volentieri per starti accanto.
Sei il mio opposto, Evanthìa, eppure potrei restare per sempre in questa radura e sarei nella gioia e nella pace. E invece le cose non andranno comunque così, perché la quiete infinita non c’è su questo mondo e dalle tue stesse parole, temo, traspare l’immagine di una prossima fine. Spero di sbagliarmi, ma sono un lich molto giovane, e non domino i misteri del futuro.
La vita forse è un’illusione, ma nel mio orizzonte non posso vedere altro. Forse oltre questo mondo ci sono realtà sconfinate, ma morire significa piegare il capo davanti alla sorte ed essere preda del potere di altri, che siano divinità o altro. Questo corpo scheletrico non sarà molto, ai tuoi occhi, ma almeno è tutto mio e io l’ho conquistato.
E pazienza se ai più sembrerà un abominio, perché io so di non essere tale”.
Tacqui, e mi concentrai sul dono della Fonte e sulla brezza di primavera che mi parve toccarmi. Di nuovo vidi la carne rivestire il mio corpo, ma quando strinsi le mani sentii il familiare contatto delle ossa contro le ossa.
“Un’illusione perfetta, ottima per placare gli sguardi dei viventi. Ti ringrazio molto, Evanthìa, e vorrei ricambiare il tuo dono.”
Mormorai le parole aspre e gutturali di un breve rituale della Terra Infera, così da creare dal mio corpo una piccola sfera d’osso e prima che questa si saldasse definitivamente un nero fumo sorse dalle mie orbite, consolidandosi in essa sotto forma di un liquido denso e di uguale colore.
Malfermo sulle gambe per lo sforzo che il sortilegio mi era costato, porsi la sfera a Evanthìa. “Questa è energia negativa, l’essenza da cui far scaturire i poteri della Terra Infera. Forse non ti servirà a nulla, o la getterai trovandola odiosa, ma dalla Terra Infera chi è disperato e con le spalle al muro può trovare una nuova forza per risorgere e riprendere a combattere. E, se puoi, non morire”.
E poi l’abbracciai, immergendomi nel suo liquido corpo. Davvero la pace doveva giungere così inattesa, e così rapidamente andarsene?

La sfera di ossa galleggiava sospesa sulla mano acquea di Evanthìa, intorno ad essa si producevano scintille a causa della collisione tra i due opposti poteri…
E l’elettricità aumentò quando Falce avvolse con il suo corpo scheletrico quello cristallino dell’essenza immortale della Fonte dei Sogni. Un’intensa scossa percorse Evanthìa… lei conosceva tutto, eppure non aveva modo di comprendere le emozioni umane, quello probabilmente era stato il motivo principale per cui, in forme diverse, l’entità si era manifestata nella realtà terrena… Ma quelle emozioni, in tutti questi secoli, le aveva solo osservate senza mai provarle, quel brivido però, che ora percorreva i suoi sovrannaturali sensi, aveva offerto all’Osservatrice una nuova percezione, confusa, irrazionale eppure intensa.
Forse era questo che provavano i mortali ogni volta che lottavano, impazzivano, soffrivano, gioivano, amavano o odiavano.
Evanthìa immaginò quanto quel brivido avesse più valore quando si aveva un’unica vita per provarlo, ed ipotizzò che probabilmente i mortali rimanevano attaccati alla vita proprio in attesa di ciò, pensò che sarebbe valsa la pena di vivere una sola esistenza, per quanto breve possa essere, se in cambio si potesse provare ogni attimo quel brivido.
L’acqua increspata dall’elettricità si deformò e scivolò via dall’abbraccio del lich per poi riformare di nuovo la figura di donna al centro della pozza.
“Falce Rossa, il futuro non è già scritto, ci sono infinite possibilità per esso, come infinite sono le scelte che in ogni momento le creature viventi possono compiere… Ora la penna del destino è nelle tue mani, una delle strade che potrai scegliere di percorrere ti riporterà qui da me, noi due di nuovo soli in questa radura, e se quel giorno arriverà io ti farò un’altra richiesta, da cui non dipenderà il futuro dei mortali, ma solo il mio ed il tuo… Fino ad allora io resterò in silente attesa…”

Il contatto tra me ed Evanthìa generò scintille di elettricità, come se la Vita e la Morte stridessero per questo compenetrarsi. E un’intensa emozione toccò quel che avevo al posto dell’anima, mentre le mie ossa e la sua acqua parevano formare una sola entità: fu un benefico calore per un’entità pervasa dal freddo della non morte.
Ancora una volta, tutto ciò fu troppo breve e ci ritrovammo di nuovo separati. Ascoltai le sue parole e compresi che era tempo di congedarsi, eppure desideravo quant’altri mai di trascorrere la mia eternità con lei, di imparare le sue strade, mostrarle le mie e, infine, percorrerne di nuove insieme per gli infiniti reami dell’universo.
“Evanthìa, il destino di questo regno è conteso da forze ben più grandi delle mie, ed io affronterò le prove che mi aspetteranno al meglio delle mie possibilità. Quanto al nostro destino, prima di poterlo compiere dovrò sopravvivere a tali prove e assistere alla sconfitta dei Draghi e dei loro alleati. Quando tutto questo sarà stato compiuto, e io sarò libero e tu sarai libera, allora tornerò da te e ascolterò la tua richiesta per le nostre sorti. Fino ad allora, sarò impegnato in indagini e in battaglie, come da mia plurisecolare tradizione.”

Le fronde degl’alberi che circondavano la radura si mossero ed un sentiero si venne a creare alle spalle del lich. L’incontro era stato breve tra i due ma intenso ed anche la Natura sembrava essersi rassegnata a quella scintilla che aveva pervaso due essenze così diverse.
L’aura di magia sprigionata dalla Fonte dei Sogni scomparve da Falce Rossa, inglobata dal suo potere legato alla Terra Infera, così che anche l’emissario del Caos non avesse modo di rilevarla, quell’incontro per nessuno nella Valle dei Sogni era mai avvenuto, tranne che per i due protagonisti che ne avrebbero custodito il ricordo.
Evanthìa sorrise un’ultima volta mentre la sua figura spariva nella tersa acqua della pozza, che ora grazie alla tenue luce dell’aurora si tingeva di un pallido rosa, ma benché il Non Morto fosse rimasto ormai da solo, un nuovo equilibrio tra la Vita e la Morte, tra la Luce e l’Oscurità sarebbe rimasto vivo nelle terre della Valle, anche quando, di lì a poco, ogni equilibrio esistente si sarebbe spezzato, ed erano state quelle due creature a crearlo, quella breve notte d’estate.

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